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La notte della felicità
Un giallo esotico e affascinante sull'impossibilità di conoscere davvero l'altro.
Anil Mehotra è un uomo solido. Pragmatico, razionale, con l’aiuto del suo braccio destro Ahmed ha creato dal nulla, a Mumbay, un’azienda di successo. Ahmed, di cultura musulmana, così discreto, mite, saggio, fidato: di certo, pensava Anil, non gli avrebbe mai riservato sorprese. Un giorno, però, durante la festa di Shab-e-Baraat, Ahmed invita Anil a casa sua per offrirgli un piatto di halwa preparato dalla moglie Roshni… Ma un dettaglio surreale e inquietante altera in modo irreversibile un equilibrio che sembrava perfettamente armonioso.
Un romanzo sottile che affronta i temi dello scontro religioso, sociale e politico, del rapporto tra indù e musulmani, della diversità e delle apparenze portando in Italia il fascino della scrittura dell'autore indiano Tabish Khair.
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Rassegna stampa:
- I fantasmi siamo noi: "La notte della felicità" – Il Rifugio dell'Ircocervo (recensione di Loreta Minutilli ):
- "La notte della felicità”di Tabish Khair – Culturificio (recensione di Felice Pisolino)
- Incontri a puntate – l'India adesso: Delhi notturna e inquietante, su pagine o in streaming– D Repubblica (segnalazione di Tiziana Lo Porto)
- Tabish Khair: La notte della felicità, un libro sull’altro – Eroica Fenice (recensione)
- Tabish Khair ricorre al fantastico per narrare i profumi di un piatto vuoto – Il Manifesto
- Tabish Khair – La notte della felicità (Tunué) – Libroguerriero (recensione di Martino Ciano)
- La notte della felicità di Tabish Khair @ Tunué: scoprire l’altro per scoprire sé – Gufetto (recensione di Flavia Martino)
- Lo spazio dell’immaginario nella notte della felicità – Carmilla (recensione di Paolo Logo)
- Tabish Khair, La notte della felicità – Cultura, Internazionale (recensione di Keshava Guha)
- Noi e gli altri, una distanza (in)colmabile. “La notte della felicità” di Tabish Khair – FormicaLeone (recensione di Valentina di Cesare)
- Una ragnatela che ci tiene sospesi sull’abisso, nella Notte della felicità – Culturificio (recensione di Teresa Capello)
- Il virus dell'intolleranza - L'indice, i libri del mese (recensione di Esterino Adami)
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L'uomo che sfidò le stelle
È il 1890. William Frederick Cody, in arte Buffalo Bill, arriva a Roma con il suo Wild West Show, un circo di cow boys a stelle strisce. Nella palude pontina, terra di Butteri e sofferenze, podere della famiglia Caetani, il Duca legge la notizia sulle pagine de Il Messaggero e decide di lanciare una sfida…
Un gioco di memoria riporta in vita la storia di Augusto Imperiali: Augustarello, un uomo semplice che diviene legenda battendo il famoso cavaliere del Nuovo Mondo. Un western all’italiana, dal rustico sapore dell’acquacotta, ricetta tipica dei butteri, ambientato fra le campagne di Cisterna di Latina. Sogni e ricordi scorrono silenziosi fra le pagine e la voce del mitico protagonista fa diventare epica la realtà di un paese.
Nel 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia: un eroe comune dall’antico mestiere ricorda il Belpaese trasmettendo emozioni raccontando la sfida che lo ha fatto entrare nella Storia.
L'uomo che sfidò le stelle nasce da un'idea di Mauro Nasi, grazie al patrocinio del Comune di Cisterna di Latina: «La secolare storia di Cisterna vede nei butteri un capitolo importante non soltanto del suo passato ma anche del suo futuro. Immerso nella natura, rispettoso degli animali, schietto, testardo ma coraggioso e audace, il buttero è un modello a cui ispirarsi anche e soprattutto oggi. E’ dunque, nella valorizzazione e promozione del mito del buttero che la sua “patria” sta investendo. Ecco perché ha creduto da subito a questo progetto editoriale e lo ha sostenuto affinché lo stretto legame che unisce il buttero alla natura possa essere conosciuto e condiviso da giovani e non, in modo piacevole ed emotivamente corretto», il Sindaco Antonello Merolla.
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Il cibo dei morti
Un nuovo romanzo di narrativa straniera curato da Giuseppe Giromonti Greco, con la traduzione di Daniele Petruccioli, nella dozzina del Premio Strega 2021 con La casa delle madri.
Il cibo dei morti ci mostra dapprima un'infanzia felice, un Eden contadino ai confini della steppa, ma la fine dell'età dell'innocenza scaraventerà il protagonista in una serie di avventure picaresche: un cerchio infernale che passa attraverso gli amori senza speranza delle prostitute, l’esperienza della milizia, il contrabbando di diamanti, fino a tornare all’infanzia, al dolore, alla morte.
Su tutto aleggia il fantasma di un figlio forse perduto: una specie di ultima, innocente crudeltà della vita, un’agghiacciante risata bambina che tutto pervade.
La narrazione, di ispirazione autobiografica, si inabissa di continuo in una corrente sotterranea traboccante di storie e verità nascoste. In questo romanzo, morte, sesso e decomposizione ci lanciano addosso la loro beffarda risata come in un Rabelais postmoderno. La voce del cantastorie dietro al Cibo dei morti non parla: singhiozza, ringhia, scatarra. E se il riferimento iniziale è il Dostoevskij delle Memorie del sottosuolo, ben presto si viene inghiottiti dalla crudezza di un Céline, irretiti da un linguaggio che scava nel dolore e nella sporcizia umana senza il minimo pudore ma con una bellezza inusitata di sintassi e ritmo.
SULL'AUTORE DIMITRI BORTNIKOV
Dimitri Bortnikov, nato a Samara nel 1968, dopo aver interrotto gli studi di medicina per arruolarsi nell'esercito, si dedica ai lavori più disparati: cuoco di un battello fluviale sul Volga, bibliotecario scolastico, insegnante di danza in riformatorio e perfino aiuto di reparto maternità.
Comincia a scrivere presto ma viene pubblicato in Russia solo nel 1998, data in cui si trasferisce in Francia. Il suo primo romanzo vince il Booker Prize per la Russia e viene immediatamente tradotto in Francia. Da quel momento inizia a scrivere in francese e a vivere solamente di scrittura.
Il suo ultimo romanzo è Face au Styx.
SUL TRADUTTORE DANIELE PETRUCCIOLI
Daniele Petruccioli traduce da portoghese, francese e inglese e insegna traduzione sia pensata che praticata, dentro e fuori l'università. Ha vinto il premio Luciano Bianciardi per la traduzione letteraria e ha pubblicato due libri sulla traduzione: Falsi d'autore (Quodlibet, 2014) e Le pagine nere (La Lepre, 2017). E' nella dozzina del Premio Strega 2021 con La casa delle madri (Terra Rossa Edizioni).
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