L’ultima, toccante opera di Paco Roca ci mostra gli anni del franchismo spagnolo tramite un originale punto di vista.

di Lorenzo Barberis

Il romanzo grafico Ritorno all’Eden di Paco Roca (Valencia, 1969), in arrivo in Italia per Tunuè il 7 ottobre 2021, è un nuovo, importante tassello dell’opera di quello che è il più importante autore della graphic novel spagnola.

Ritorno all’Eden

Il tema centrale è la vita di una famiglia comune negli anni del franchismo spagnolo, nell’immediato secondo dopoguerra, tramite la protagonista, Antonia, e le persone che la circondano: ma questo riferimento non esaurisce affatto, ovviamente, la stratificazione del lavoro di Roca.

Come al solito, la sua opera si caratterizza infatti per una complessità di piani di lettura che si intersecano, arricchendosi a vicenda di significato, e che possono essere pienamente apprezzati inserendo l’opera nel corpus fumettistico dell’autore, che torna qui su molti dei temi che gli sono cari. In questo pezzo cercheremo di introdurne alcuni, lasciando comunque al lettore il piacere di esplorare appieno l’opera.

La sperimentazione fumettistica

La prima cosa che ci colpirà leggendo questo fumetto è la sua potente ouverture: dopo alcune pagine nere, che ci introducono al tempo interminato prima della vita di Antonia (e di ognuno di noi), la vita della protagonista è fatta subito scorrere sotto i nostri occhi con un espediente mirabile, che dimostra il controllo magistrale del medium da parte dell’autore.

La vita di Antonia e quelle di tutti ci appaiono come minuscole linee bianche nel nero vuoto del cosmo: ma poi le linee si affiancano a creare un flusso più lungo e più ampio, che ci scorre sotto gli occhi: ingrandendosi, capiamo che è la sequela del fumetto (che ha un formato orizzontale, rispetto a quello verticale più consueto) che leggeremo in seguito, condensata, che si ingrandisce gradualmente fino a che iniziamo la lettura dalla prima vignetta. 

Naturalmente, si tratta di sperimentazioni da tempo presenti nel fumetto: nel caso di Roca, tuttavia, dalla lettura dell’albo ci diverrà evidente come sia tutt’altro che una pura ricerca formalistica magari stimolante intellettualmente ma vuota nel contenuto: il senso dell’insolito esordio (il fumetto ha poi un ritmo narrativo più consueto) è perfettamente funzionale al messaggio, emozionante, che la storia ci dà, e che diviene più evidente e forte a una seconda lettura, a partire dal significato della mongolfiera che, come unico elemento, esce dai margini del flusso fumettistico e si avventura nel Nero assoluto.

Fumetto e fotografia

Un altro aspetto interessante sotto il profilo della ricerca sul linguaggio è che l’intera storia parte da un singolo elemento reale, la fotografia che troviamo in copertina e come prima vignetta (in forma disegnata: la vera foto apparirà comunque presto nel racconto), che diviene il fulcro attorno a cui ruota l’intera narrazione.

Una riflessione sulla fotografia che diviene anche sottilmente (ma senza forzature) una riflessione meta-fumettistica, dato che nel fumetto il flusso del racconto viene costruito dalla giustapposizione di vignette rettangolari, come scatti fotografici disegnati (in prevalenza, almeno nella tradizione occidentale) dove è il senso che il lettore proietta nello spazio bianco a creare il vero significato della storia. Una riflessione che si trova diversa eppure simile – anche qui, intrecciata polisemicamente con altre – in uno dei massimi capolavori del fumetto, Watchmen (1986) di Alan Moore, dove una foto del passato diviene l’ultimo ancoraggio al nostro mondo per il dottor Manhattan, sul procinto di divenire ormai totalmente oltre-umano, con riflessione sul senso dello scorrere del tempo che assumono valore anche in connessione alla closure fumettistica. In Roca, questo porta anche a brillanti soluzioni grafiche nel rappresentare questo rapporto tra fotografia e ricordo in modo icastico ed efficace.

Un fumetto di famiglia

La casa

Lo sviluppo della storia della foto diviene così l’elemento da cui si parte per lo scavo nella storia famigliare dell’autore, che inserisce spesso elementi fortemente biografici nella sua narrazione, rielaborati secondo i canoni ormai frequenti dell’autofiction.  A parte la serie ironicamente autobiografica dell’ Uomo in pigiama, avviata nel 2010 in forma di strip e pubblicata in finora tre raccolte, importante è in questo senso La casa (2015) come confronto col padre e i suoi sogni famigliari, esattamente come qui troviamo un analogo, ma ancor più distante e melanconico, sogno di costruzione famigliare di Antonia riassunto in una fotografia. Al tema della famiglia e della staffetta tra generazioni, spesso faticosa, si connette anche il tema dell’invecchiamento, su cui Roca si è soffermato molto e con profondità (nonostante l’età ancora giovane: l’autore è del 1969), soprattutto nel fumetto che l’ha reso celebre, Rughe (2008), ma anche in altre opere dove ha un ruolo complementare, come I solchi del destino.

Un fumetto storico

Ma la storia famigliare in Roca – pur nei suoi forti momenti drammatici, toccanti, purtroppo spesso tragici – non si chiude solipsisticamente in sé stessa, bensì diviene “storia nella Storia”: uno scorcio utile a trattare della storia coeva del suo paese, la Spagna, in una fase di particolare rilievo e che, all’esterno – perlomeno qui da noi – è poco percepito nella sua particolarità e importanza: il fascismo franchista nel secondo dopoguerra.

Scolasticamente, in Italia ci si sofferma con una giustificata ampiezza sul sorgere del fascismo italiano all’indomani del primo dopoguerra, dalla fondazione del primo fascismo nel 1919 al “biennio rosso” e quindi alla Marcia su Roma (1922), gli anni del consenso, l’accordo con la chiesa e la monarchia, le battaglie ideologiche e propagandistiche. Similmente, viene usualmente indagato il sorgere del nazionalsocialismo tedesco (anche se talvolta il suo contesto, la fragile repubblica di Weimar, è meno indagata di quanto meriterebbe: anche qui non mancherebbero fumetti illuminanti per cominciare, come Berlin di Jason Luttes), dalle birrerie di Brema alla presa del potere nel 1933, fino ai terrificanti esiti del genocidio della shoah e della seconda guerra mondiale.

Il franchismo viene solitamente trattato in modo già più marginale, in relazione alla guerra civile spagnola (1936-1939) che si pone come “prova generale” della seconda guerra mondiale. Tuttavia, dopo il 1945, non si indaga la lunghissima sopravvivenza di questo regime (e di quello di Salazar) che si estende fino al nostro ieri, verso la metà degli anni ’70. 

Non mancano naturalmente testimonianze letterarie di livello, a partire dall’ Omaggio alla Catalogna (1948) di George Orwell che vi combatté nelle milizie del POUM, o la visione di Hemingway in Per chi suona la campana (1940) e altri scritti. Nel fumetto, un bell’affresco storico è quello di Vittorio Giardino, che nel suo No Pasaran! precipita la sua melanconica e dubbiosa spia Max Friedman in questo grande carnaio dei sogni d’Europa. Pur non parlandone diffusamente, Hugo Pratt fa sparire il suo eroe, Corto Maltese, l’icona stessa del fumetto d’autore, nella stessa terribile guerra: dopo di essa, sparisce quanto resta di quel mondo romantico dei gentiluomini di fortuna.

I solchi del destino

Anche Roca ha dedicato a questo argomento il suo fumetto più apertamente storico, I solchi del destino (2013), dove un vecchio veterano della resistenza repubblicana spagnola racconta le sue vicissitudini all’alter ego dell’autore (in una struttura narrativa che ricorda quella del Maus di Art Spiegelman). Opera, già qui, più malinconica di quella di altre resistenze europee, a partire dalla nostra italiana, in quanto sullo sfondo sta una mancata liberazione che attende i protagonisti. In modo più semplice tale tema era già presente ne Il faro (2007), dove il giovane fuggiasco repubblicano stringe amicizia con un bizzarro guardiano del faro e ha modo di riflettere sulla situazione in cui si trova catapultato.

Ma ancora più interessante è il “dopo”, poco affrontato: la storia di una società che avanza faticosamente negli anni ’50 e ’60 sotto il giogo fascista non sollevato, fino al dissolversi finale del regime dopo la morte di Franco stesso

Un tema che è già presente nel primo lavoro autoriale di Roca, Il gioco lugubre (2002), che riprende il titolo del primo dipinto surrealista di Dalì, nel 1929. Qui il grande artista è rinominato Salvator Deseo, e ne viene indagata, con brillante spietatezza, il lato oscuro, tramite l’immaginario dattiloscritto di una biografia scritta da un ipotetico segretario che ne assiste ai segreti più innominabili. Un Dalì che appare criticato da Roca per gli elementi perlomeno ambigui, se non apertamente sadici e nichilistici, del suo surrealismo gotico, ma anche per la sua poco critica convinvenza col regime franchista, aspetto solitamente sottaciuto nell’omaggio globale al grande artista, e che è invece una problematicità indiscutibilmente presente.

Ne L’inverno del disegnatore (2011), in modo metafumettistico, le vicende della Spagna sotto il franchismo sono presentate invece tramite la storia del fumetto spagnolo, e in particolare, nel 1957-58, del tentativo innovativo della cooperativa di autori di “Tio Vivo” di creare un fumetto umoristico spagnolo più maturo indipendente da Bruguera, il principale ed economicamente dispotico editore fumettistico del paese sotto il regime. Le problematiche del lavoro fumettistico, ancora oggi (sia pure in modi diversi) si intrecciano alla presenza all’apparenza più discreta ma soffocante del regime, con l’onnipresenza della censura che aleggia anche sulle pubblicazioni a fumetto.

Ma ci sono intrecci anche con le opere apparentemente meno legate al tema storico: nel surreale Le strade di sabbia (2009) ad esempio è centrale il tema della Torre di Babele, in chiave borghesiana (come a sua volta il quartiere infinito del titolo richiama Il libro di sabbia), da cui il protagonista pensa oltretutto di fuggire tramite una mongolfiera, come farà poi simbolicamente Antonia in questa storia, nell’uscire dalla gabbia dell’esistenza.

Ritorno all’Eden: quattro possibili sensi.

Ecco quindi che il Ritorno all’Eden del titolo assume molteplici sfumature: da un lato è il ritorno a una grandezza della Spagna dell’età dell’oro impossibile da recuperare (parallelo al culto della grandezza di Roma del fascismo), è la religione “oppio dei popoli” che sopisce la percezione dell’ingiustizia facendo balenare la salvezza illusoria di un Eden futuro per chi si sottomette al regime (e questo Eden ricorda il monte Sugarcandy nella Fattoria degli Animali di Orwell, con il corvo Mosé, simbolo del clero ortodosso, che diviene funzionale col tempo al regime sovietico).

Il ritorno all’Eden è anche l’inevitabile percorso della vita di Antonia e di ognuno, il ritorno nel silenzio del non-essere da cui siamo partiti e in cui finiremo, e il tentativo di Antonia di aggrapparsi al sogno di un momento felice nella sua storia famigliare, cristallizzato teoricamente in quella fotografia. Questi quattro possibili sensi fanno quindi intuire la profondità e lo spessore che si intrecciano nella narrazione di Roca.

In un’ottica di lettura didattica, il fumetto può dunque prestarsi come approccio in forma di letteratura disegnata al tema del franchismo, che sarebbe importante approfondire non solo per la sua rilevanza in sé, ma per far percepire come l’esperienza fascista non si conclude semplicisticamente con la seconda guerra mondiale, ma abbia strascichi considerevoli negli anni successivi (e il discorso si potrebbe estendere anche, ovviamente, alle dittature militari sudamericane…). Il fumetto in sé non ha, come detto, una struttura didascalica, e quindi andrebbe integrato con uno studio più sistematico del periodo storico, un approfondimento di cui il fumetto può essere uno spunto di partenza.

Ma l’opera, indubbiamente, ha un suo forte valore autonomo, che abbiamo cercato di tratteggiare, proprio nella polisemia che possiede e nell’intreccio che stabilisce con le altre opere dell’autore, e che le permettono di parlare in modo profondo sui temi delicati e complessi cari all’autore.