Open day scuole di fumetto: tutti i consigli e segreti dalle migliori scuole di fumetti per i futuri fumettisti. Intervista a Laura Vaioli la Direttrice della TheSIGN – Comics & Arts Academy  l’Accademia fiorentina che insieme alle arti visive insegna le basi del marketing.

Intervista a Laura Vaioli

 

Perché iscriversi a una scuola come la sua?

La nostra mission è creare nuovi mondi. L’invito che facciamo a tutti gli studenti e studentesse interessati alla TheSIGN è di venire alla nostra Accademia se fin da piccoli hanno riscontrato passioni che conducono alla creazione di mondi visivi e narrativi. Questo significa che in qualsiasi disciplina loro desiderino specializzarsi il minimo comune denominatore è dare vita a nuovi universi, partendo dalla propria immaginazione. Consiglierei inoltre di iscriversi alla nostra Accademia se si desidera abbinare a una crescita artistica molto approfondita anche una formazione rivolta al mercato, con lezioni di marketing integrate in tutti i piani di studio. Nei nostri programmi di marketing non vengono solo svolte simulazioni di preventivi colloqui e book reviews…. ma lavoriamo per lo sviluppo di competenze manageriali che consentano agli studenti di approcciarsi alle aziende e alle industrie con consapevolezza, proponendosi con una propria brand-image qualificata.
Infine consiglierei TheSign Academy a chi cerca un’ambiente realmente inclusivo. È moltissima la cura che noi mettiamo nella creazione, in ogni classe, di un ambiente collaborativo e accogliente, facendo sin dalla fase del colloquio di orientamento una cornice d’accordo molto chiara su come crediamo che questi tre anni di formazione di uno studente siano strettamente legati al proprio sviluppo emozionale e alla creazione di relazioni che dureranno per tutta la vita. Da questo presupposto sono nate anche le riviste del nostro “Progetto Accademia”. Un progetto annuale che conduce ogni anno alla creazione di una rivista dedicata a temi sociali, come il superamento degli stereotipi di genere, i diritti umani, le migrazioni, e, per il prossimo anno, la sessualità consapevole.

 

Quali sono le caratteristiche che distinguono la vostra offerta didattica?

Tutte le accademie svolgono didattica laboratoriale, e anche noi seguiamo questa strada, anche se negli ultimi anni abbiamo aumentato il numero delle lezioni di approfondimento teorico. Credo che siamo l’unica Accademia che ogni anno offre 5 borse di studio a 5 studenti meritevoli attraverso il nostro grande evento “Firenze Comics Day” che, dallo scorso anno, oltre ad essere un evento fisico è anche virtuale. Questo perché davvero investiamo nel talento. Ci crediamo molto. Al Firenze Comics day in presenza, tra l’altro, oltre a fare i contest per le borse di studio facciamo disegnare contemporaneamente 500 studenti che provengono da tutta Italia e realizziamo per loro un concerto esclusivo in cui invece di ballare e cantare, con le luci soffuse, tutti creano.
Poi interveniamo sui programmi dei corsi di studio quasi ogni anno per renderli sempre di più performanti ai fini dell’evoluzione del mercato. Ogni corso viene rivisto e migliorato in un ciclo di ottimizzazione continua proprio perché crediamo che “vivere della propria arte” sia importante quanto il “fare arte”. Abbiamo ad esempio dei corsi che nessuna altra accademia propone, come il triennio di Graphic Novel & New Media, Serial Comics & Licensing, Video-Photo-sound, Illustrazione Pittorica, Illustrazione Editoriale e il nuovissimo Business Illustration.
Infine siamo strettamente connessi con la realtà quotidiana dei nostri studenti. Abbiamo aperto un canale Twitch con una vera sala di regia dove i padroni di casa sono proprio gli studenti che fanno live e intervistano artisti. Questo canale consente un contatto diretto con gli studenti senza passare dalla direzione, pertanto tutti possono avere informazioni di prima mano e non mediate.

 

Come vengono messi in contatti gli studenti con il mondo lavorativo?

Già nell’ambito di Graphic Design, Animazione e Illustrazione portiamo sistematicamente, all’interno della didattica, delle aziende che realizzano progetti con i nostri studenti, e abbiamo l’obiettivo futuro di integrare questo elemento in tutte le sezioni. La nostra scelta è di non mandare gli studenti nelle aziende, ma far venire le aziende da noi, così che tutti possano lavorare su progetti che non siano simulazioni ma committenze e le aziende possano fare recruting tra gli studenti. Abbiamo già inserito due figure di tutor per l’orientamento professionale e stiamo per inaugurare un sito web che avrà il compito di “accogliere” le aziende interessate a lavorare con i nostri studenti.

Quanto è importante il portfolio e come deve essere preparato?

È importante che il portfolio rispetti tutte le regole che oggi vengono richieste. Ogni nostro corso prevede un modulo per la preparazione del portfolio individuale, che deve essere organizzato in maniera fruibile e razionale con grande attenzione alla parte grafica. Ma il portfolio non è niente se non c’è la comprensione della dinamica relazionale.
Si deve arrivare ad ogni colloquio di lavoro con una preparazione manageriale, dove l’artista capisce che sta trattando e si sta relazionando con un’azienda e non con un membro della propria famiglia o del proprio cerchio di amici. Un’azienda richiede un’organizzazione e una visione che spesso gli artisti ignorano ma che può garantire una duratura relazione di fiducia.

 

Quale consiglio assolutamente daresti agli studenti?

Venendo dalla filosofia, che è la disciplina in cui sono laureata, non posso dare altro consiglio che non sia ricercare, in senso filosofico, approcciarsi al proprio stile così come ci si approccia alla propria indole, alla propria anima. Consiglio di andare alla ricerca del proprio tesoro, trasformare le proprie peculiarità e i propri traumi in arte e rimanere sempre in focus sulla ricerca. Non avere urgenza di raggiungere subito un obiettivo perché il punto di partenza imprescindibile, quando si parla di arte è davvero l’introspezione. Al di fuori dell’ambito filosofico darei anche il consiglio di non sottovalutare il fatto che se vogliono vivere della propria arte devono anche seguire le regole del mercato e che tutto sommato è meno difficile di quanto sembri.

 

Cosa gli diresti invece di evitare?

Direi di evitare di rimanerci male per giudizi spesso violenti che vengono dispensati in maniera non rispettosa sui social network e di rimanere invece focalizzati sulla propria vocazione. Poi direi di evitare la fretta di arrivare a raggiungere il proprio stile troppo presto, perché non c’è cosa più bella e produttiva che cercare.

 

Quanto è importante condividere la propria arte, promuoversi e farsi un nome sui social, senza paura di mettersi in gioco?

Secondo me è importante ma non viene prima di aver ascoltato e raggiunto la propria voce creativa. Non bisogna dimenticarsi che i social sono strumenti di comunicazione e si comunica qualcosa solo quando si ha qualcosa da dire. Anche sui social noi consigliamo sempre agli studenti di creare due profili distinti, uno della loro vita personale, dove possono mettere le loro foto delle vacanze e le loro bozze, prove, il percorso artistico… e poi invece un profilo professionale dove postare gli esecutivi e i lavori realizzati dopo che hanno raggiunto la preparazione desiderata.
Mettersi in gioco quindi sì, assolutamente, ma non in maniera incosciente. Ritorna il discorso della cultura manageriale, per cui prima si pianifica e poi si agisce.

 

Gli artisti diplomati sono seguiti anche dopo la fine del corso?

Sono seguiti nella misura in cui loro continuano a cercarci. Sono numerosissimi i casi di ragazzi e ragazze che continuiamo a seguire, ma non andiamo noi a prenderli a casa. Nella nostra offerta formativa ci sono anche nuovi contenuti dopo la fine dei corsi, come ad esempio tutti i seminari e workshop gratuiti, che sono davvero moltissimi.

 

Com’è cambiato l’insegnamento con la pandemia?

È cambiato molto, ma siamo stati particolarmente fortunati perché avevamo investito, già da molto prima della pandemia, nella qualità del rapporto sia con i docenti che con gli studenti. Quando c’è stato bisogno abbiamo trovato dunque il 100% di collaborazione da entrambe le parti. Abbiamo fatto fronte veramente al meglio delle nostre possibilità e con una media più alta di quello che abbiamo visto in circolazione sul mercato, pur soffrendo perché la nostra dimensione è assolutamente umana e personale.

 

Vuoi aggiungere qualcosa?

Si! Che l’arte non è un lusso ma una vocazione a cui non ci si deve mai opporre. Gli artisti e i creativi in genere vengono spesso sottovalutati dalla nostra società che attribuisce maggior valore a professioni più tecniche e scientifiche. Invece ogni professionista porta un contributo fondamentale alla crescita della società e della felicità. Quindi, davvero, non sottovalutate gli artisti!