Momo, di Jonathan Garnier e Rony Hotin, è un graphic novel per ragazzi inserito nella collana Tipitondi.
Un delicato ritratto dell’infanzia, che dipinge il tempo degli amici, le scoperte, le piccole sciocchezze, la grande felicità, ma anche il dolore della perdita e del lutto.

Con il suo casco di capelli rossi e il suo carattere tutto pepe, Momo racconta di un’infanzia in un piccolo villaggio della Normandia, tra pescatori, gatti e ragazzi un po’ scontrosi. Eppure, Momo viene da molto più lontano: a ispirare Jonathan Garnier, infatti, sono stati alcuni scatti di una bambina giapponese, Mirai-chan, realizzati dal fotografo Kotori Kawashima. Quell’espressione un po’ capricciosa e quell’aria un po’ selvaggia sono servite come punto di partenza per l’autore, come racconta lui stesso nell’ultima pagina del graphic novel.

Tutto parte dal Giappone, per poi approdare in una Normandia degli anni ’90, uno scenario molto più noto a Garnier, che ha voluto attribuire a Momo quell’aria un po’ selvatica della piccola Mirai-chan. Le influenze nipponiche sono evidenti: i tratti di Momo, così come il suo stile e i colori che la caratterizzano, ci ricordano anche Ponyo, la famosa protagonista del film di Hayao Miyazaki Ponyo sulla scogliera.

Ponyo sulla scogliera
Ponyo sulla scogliera

Le influenze che hanno portato alla genesi di Momo sono tante e si intrecciano tra di loro per dare vita a quella bambina di cinque anni che della vita ha già visto tanto, ma che non ha perso la curiosità. Momo, infatti, è anche il titolo del famoso romanzo di Michael Ende, e Garnier e Hotin si ispirano anche a questo libro per costruire un personaggio desinato a rimanere nei vostri cuori.