Buster Keaton, il genio del cinema muto

Andrea Fontana, autore del graphic novel Buster insieme con Ilaria Palleschi, ci racconta chi era Buster Keaton genio e figura cardine del cinema muto, e ci suggerisce da quali film cominciare per conoscerlo meglio.

di Andrea Fontana

Quando il cinema era appena nato le possibilità erano infinite, nonostante gli evidenti limiti tecnici. Alle origini del cinema si sono fondate le basi per il linguaggio cinematografico, per quelle regole fondamentali che sarebbero diventate assiomi con il tempo. Ma in un momento di eccitazione generale, solo alcuni hanno saputo ripensare completamente quelle regole, dando alla Settima Arte uno slancio in avanti. Tra questi, senza dubbio, c’è stato Buster Keaton, una delle figure più importanti nella storia del cinema. Insieme con Charlie Chaplin e Harold Lloyd, Keaton è considerato tra gli esponenti principali della commedia muta e Orson Welles lo definì “il più grande di tutti i clown della storia del cinema”.

Quel che è certo è che il lavoro di Buster Keaton sul senso del comico, sulle immagini, sulla costruzione delle scene è stato talmente radicale da aver lasciato un’impronta indelebile, un’eco che si è espansa nel tempo, toccando anche autori e forme cinematografiche più recenti. Perché?

La comicità secondo Buster Keaton

Partiamo da un elemento fondamentale e ovvio: nel cinema muto, non essendoci il parlato, tutto si giocava sul corpo. Sulla mimica. Sul gesto. Sui volti. Buster Keaton riassume nella sua fisicità, nei suoi movimenti e nel modo in cui il suo corpo si muove e compie dei gesti di fronte alla macchina da presa, il senso assoluto della comicità dell’epoca.

Il fatto che non ci fossero dialoghi implicava che, per sopperire a questa mancanza, ci fossero delle schede di testo che spiegavano cosa i personaggi stavano dicendo o cosa stava succedendo per quei casi in cui non fosse del tutto chiaro. La media di quelle schede, all’epoca, era di 240 per film. Keaton ne usò al massimo 56. Questo la dice lunga sul rapporto che aveva con lo spettatore: chi guardava il suo cinema doveva addentrarsi in una storia linda, trasparente, ma soprattutto doveva accettare le regole di quella comicità, farle proprie.

Per fare ciò, Keaton ha optato per una regola: quello che la macchina da presa non può vedere non lo può vedere nemmeno il personaggio all’interno dell’immagine. Per questo motivo, la costruzione dell’immagine diventava fondamentale. Grazie alla precisione con cui l’immagine era composta, si creava la situazione da cui sarebbe scaturita la risata. Un personaggio che corre lontano dall’inquadratura o che si ferma perfettamente di fronte ad essa. Un personaggio che scappa all’interno di una casa che vediamo sezionata. Facendo muovere gli oggetti o i personaggi all’interno di un riquadro preciso, Keaton costruiva una comicità innovativa giocando con le regole stesse del cinema. Sapete chi ha imparato moltissimo da Keaton replicando quelle stesse dinamiche? Wes Anderson.

Le gag impossibili della “grande faccia di pietra”

L’altro elemento fondamentale della riuscita del cinema di Keaton era… Keaton stesso. Senza quella faccia nostalgica, definita “la grande faccia di pietra”, le sue capacità acrobatiche, le sue performance fisiche straordinarie, quel cinema non sarebbe stato lo stesso e di certo non avrebbe avuto lo stesso impatto.

Keaton era un uomo coraggioso. Quasi tutte le scene più pericolose le ha realizzate lui stesso. E alcune sono davvero notevoli ancora oggi. Come il salto alle cascate per salvare la sua amata in La legge dell’ospitalità (Our Hospitality, 1923). O la famosa sequenza della casa che crolla mentre Buster passa attraverso il foro della finestra in Io e il ciclone (Steamboat Bill Jr.). O, ancora, la sequenza del salto tra i palazzi in Senti, amore mio (Three Ages, 1923), in cui Buster salta ma non riesce ad aggrapparsi al cornicione del palazzo di fronte, cadendo giù.

Quest’ultima sequenza rivela molto del genio di Buster Keaton, perché nell’idea originale non avrebbe dovuto cadere. Ma la sequenza fu così spettacolare che gli venne in mente di ampliarla, aggiungendo ulteriori sequenze: Buster attraversa dei tendoni, si aggrappa alla grondaia che si spezza, buttandolo dentro la caserma dei pompieri. Buster scivola fino al palo dei pompieri, cade giù e si ritrova seduto sul retro del camion dei vigili del fuoco proprio mentre sta partendo. In quell’errore, Keaton ci ha visto una possibilità e l’ha espansa, arrivando a costruire una gag fenomenale.

La costruzione dell’immagine e le gag impossibili: basta questo a rendere Keaton un indimenticato del cinema? Naturalmente no. C’è un ultimo fattore che va preso in considerazione ed è il rapporto che Keaton aveva con la realtà. Per lui, il cinema per la sua stessa essenza poteva rappresentare qualsiasi cosa. Per questo motivo il suo cinema, soprattutto quello iniziale, che precede i lungometraggi, era immerso in una dimensione onirica. Un sogno incastonato in frammenti di realtà. Per ottenere questo effetto, Keaton inseriva nella sua storia momenti divertenti ma impossibili. Lui di definiva “impossible gags”. Qualche esempio? Nel cortometraggio Tiro a segno (The High Sign, 1921) Keaton disegna un appendiabiti sul muro con un pennello e subito dopo vi appende il cappotto, come se quel disegno avesse preso corpo.

Più tardi, quando abbandonò le gag impossibili (che definiva “da cartoni animati”) adottò le “gag naturali”, mantenendosi più ancorato alla realtà per rendere credibile la storia che stava raccontando. Ma non rinunciò alla dimensione surreale e onirica che da sempre lo aveva contraddistinto. L’esempio più eclatante è la sequenza di La palla n. 13 (Sherlock Jr., 1924), in cui Buster entra dentro l’immagine proiettata in un cinema, ritrovandosi dentro diversi film.

Quella sequenza riassume il modo in cui Buster Keaton intendeva il cinema e in cui lo spettatore dovesse fruirlo, perché era metanarrativa e giocava con il senso stesso del montaggio e dell’immagine cinematografica in un modo in cui non era stato mai fatto e che, più tardi, innumerevoli cineasti avrebbero ripreso (tra cui Woody Allen in La rosa purpurea del Cairo).

I film di Buster Keaton da vedere assolutamente

Ecco alcuni titoli di film e i cortometraggi per chi voglia avvicinarsi al cinema di Buster Keaton.
Per comodità, i personaggi di volta in volta interpretati dall’attore vengono chiamati Buster, anche se nelle pellicole hanno nomi diversi.

One Week (Una settimana), 1920

Due sposini ricevono come dono di nozze una “casa fai-da-te” che, stando alle istruzioni, si può costruire in una sola settimana. Un vecchio pretendente però manomette la numerazione delle casse che contengono i pezzi, così Buster costruisce un edificio senza alcuna logica. Il cortometraggio è irresistibile anche per come assurde vicissitudini che non scalfiscono minimamente l’amore della coppia protagonista.

Cops (I poliziotti), 1922

Esortato dalla fidanzata a diventare qualcuno se vuole sposarla, Buster trova per terra il portafogli del capo della polizia. Nel tentativo di restituirlo, si trova invischiato in una serie di situazioni che lo trasformano in un pericoloso sospettato. Il cortometraggio è celebre in particolare per una sequenza di inseguimento.

Our Hospitality (La legge dell’ospitalità), 1923

Cresciuto da genitori adottivi, a 21 anni Buster scopre di aver ereditato i possedimenti di una famiglia che da anni è impegnata in una sanguinosa faida. Senza saperlo, il giovane si innamorerà di una ragazza che viene proprio dalla famiglia rivale. Il film è molto interessante soprattutto per come descrive certe dinamiche criminali e il disorientamento che producono sul protagonista.

Sherlock Jr. (La palla n. 13), 1924

Buster lavora come proiezionista in un cinema e sogna di diventare un detective. Quando viene accusato di aver commesso un furto dal pretendente della sua fidanzata, cerca di indagare per conto suo, con esiti più o meno fallimentari. Il film contiene la sequenza onirica descritta poco sopra e dimostra la grandezza di tutto il cinema di Keaton.

The Navigator (Il navigatore), 1924

Insieme con una ragazza, Buster deve sopravvivere a una serie di disavventure a bordo di una nave dove, per un intrigo ordito da spie, non ci sono altri passeggeri. Uno dei film più divertenti, ricco di trovate e di gag soprattutto nel racconto dell’innamoramento tra i due protagonisti.

Seven Chances (Le sette probabilità), 1925

Giovane socio di una società sull’orlo del fallimento, Buster scopre dal testamento del nonno che avrà un’eredità milionaria se si sposa entro le 19:00 del suo ventisettesimo compleanno, che cade quello stesso giorno. Quando la sua fidanzata rifiuta una proposta di matrimonio così frettolosa, la necessità di procurarsi una sposa in tempo caccerà il giovane in una serie di disavventure. Il film è celebre per una sequenza in cui l’attore deve sfuggire a dei massi che rotolano da una collina.

The General (Come vinsi la guerra), 1926

Durante la Guerra di Secessione, Buster viene convinto dalla fidanzata ad arruolarsi come volontario, ma l’esercito non lo ammette perché lavorando come macchinista per la causa è molto più utile lì dov’è. Ritenuto dall’amata un renitente e un vigliacco, le dimostrerà il suo valore con i fatti. Uno dei film più importanti di Keaton, inserito nel 2007 al diciottesimo posto dei migliori cento film della storia del cinema secondo l’American Film Institute.

Buster - graphic novel su Buster Keaton

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