Considerato il padre del graphic novel britannico, Bryan Talbot ha rivoluzionato anche il panorama delle serie a fumetti con Luther Arkwright.
Cominciata alla fine degli anni ’80 con Le avventure di Luther Arkwright (1987-9) e proseguita con Il cuore dell’impero (1999), la serie si è arricchita nel 2022 di un nuovo capitolo, La leggenda di Luther Arkwright, ora disponibile in italiano per Tunué.
Che cos’ha di particolare questa serie e perché è interessante leggerla? Ce lo racconta lo stesso Talbot, nell’intervista realizzata da D. Morris per ComicsBeat.
Chi è Luther Arkwright?
Luther Arkwright è una sorta di agente dell’ordine contro gli emissari del caos, i Disgreganti, e ha il compito di proteggere la pace dei mondi. Possiede dei poteri psichici che gli consentono di viaggiare tra universi paralleli divergenti ma anche di guarire le ferite, le sue e quelle altrui.
Luther è più che umano: è infatti un Homo novus, un essere superiore alle comuni persone (che rientrano nella classificazione di Homo sapiens). Capace di uccidere pur di adempiere ai suoi compiti, come dichiara Talbot «è sempre stato moralmente ambiguo». Eppure non si lascia mai tentare dal potere, e sceglie sempre di stare dalla parte degli esseri umani e combattere per la loro salvezza.
Grazie alle sue capacità, Luther può muoversi tra linee temporali parallele ma, a differenza delle persone che incontra – e della sua collega e amante Rose Wylde – non ha altre versioni di sé differenti per ogni realtà parallela: è unico al mondo, ma è unico anche nel multiverso.
Il multiverso di Luther
Le avventure di Luther avvengono, come si è detto, in diverse realtà parallele. Il multiverso pensato da Talbot è però differente rispetto a quello che siamo abituati a concepire.
«La mia versione dei mondi paralleli», spiega Talbot, è «molto, molto diversa dalla teoria quantistica dei mondi paralleli solitamente usata nelle storie, in cui una nuova realtà alternativa può iniziare in qualsiasi momento e innescare realtà divergenti. Nelle mie storie, c’è un numero finito (sebbene vasto) di alternative temporali, che esistono contemporaneamente, in dimensioni diverse. Si tratta di diverse sfaccettature della stessa realtà», che sono identificate, nella storia, con il termine “Parallelo” seguito da un numero.
Tra queste, spicca il Parallelo Zero-Zero, un’utopia in cui il mondo vive in pace e la fame e le malattie sono state debellate. Questa linea temporale è regolamentata da una sorta di avanzatissima intelligenza artificiale incarnata di nome Wotan, capace di scansionare le realtà parallele e monitorare l’avanzare del caos.
È questa la dimensione da cui partono le missioni di Luther e alla quale lui ritorna quando ogni problema è risolto, laddove invece le sue avventure si svolgono in altre linee temporali decisamente meno utopiche. Questo perché, per Talbot, «le distopie sono molto più interessanti. Una storia ambientata in un mondo perfetto pieno di brave persone sarebbe molto noiosa!»
Le distopie illustrate nella serie di Luther sono spesso ambientate in Gran Bretagna e create a partire da eventi storici e personaggi che hanno segnato la storia britannica. Per Talbot, però, servono come specchio dei nostri tempi: «La fantascienza è sempre ispirata a ciò che accade realmente al momento in cui viene scritta. In questo momento, stiamo assistendo all’ascesa del nazionalismo e dell’estrema destra, in tutto il mondo, a causa del senso di incertezza e della crisi economica che stiamo attraversando», e in effetti La leggenda di Luther Arkwright parla anche di questo.
Il fumetto secondo Bryan Talbot
Quando il personaggio di Luther Arkwright comparve per la prima volta nel 1976 in una striscia a fumetti, The Papist Affair, pubblicata su Brainstorm Comix, Talbot voleva «creare un fumetto di fantascienza e avventura per adulti», in un momento storico in cui il fumetto era pensato soprattutto per un pubblico adolescente.
Inoltre, per Talbot «i fumetti sono pura narrazione. Lo stile di disegno scelto per illustrare la storia ne è una parte fondamentale. Ecco perché il mio stile cambia da un fumetto all’altro: deve adattarsi perfettamente al tipo di storia che viene raccontata. Le immagini nei fumetti sono l’equivalente dei passaggi descrittivi nella prosa. Determinano il modo in cui la mente le percepisce. Non posso raccontare una storia d’avventura, una storia di fantasmi, una commedia, un documentario con lo stesso stile di disegno. Non solo sarebbe pigro da parte mia, ma comprometterebbe anche la storia narrata. Ogni aspetto visivo deve rafforzare ciò che viene comunicato. Non solo lo stile di disegno, ma anche la composizione della tavola ma anche di ogni singola vignetta, l’uso di diagonali, linee orizzontali e verticali, le dimensioni, le forme e il layout delle vignette per guidare l’occhio da una vignetta all’altra, l’uso dell’altezza degli occhi e della fonte di luce per enfatizzare i punti della trama e l’atmosfera, persino il posizionamento dei balloon è una parte importante della narrazione».
Un cerchio che si chiude?
In un universo temporale sfaccettato come quello creato da Talbot, La leggenda di Luther Arkwright è una nuova avventura del suo eroe, ma non solo.
Ritornano infatti i personaggi principali delle precedenti avventure, e attraverso un efficace espediente narrativo le vicende già raccontate di Luther sono riassunte e nel frattempo messe a confronto con quanto sta accadendo di nuovo al personaggio. Questo serve a riepilogare storie che il pubblico ha già avuto modo di leggere decenni fa, e anche a introdurre invece il personaggio a chi non lo ha mai conosciuto prima di questo nuovo volume, ma forse è anche un modo per chiudere un cerchio.
«Il primo e l’ultimo libro iniziano e finiscono nello stesso posto, a 50 anni di distanza nel tempo reale, e sì, non ci saranno più storie di Luther», ha decretato Talbot.
Ma potrà mai essere vero, per un personaggio abituato a viaggiare nel multiverso?