Dragon Hoops di Gene Luen Yang

Dragon Hoops

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Avatar. The Last Airbender. La promessa

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Il tesoro del Cigno Nero

Dall'autore dei bestseller Rughe e La casa.

Un thriller internazionale avvincente, disegnato dal maestro del fumetto.

19,90 

leggi le prime pagine
IN ANTEPRIMA

La prima volta che Girolamo fu colto da un attacco di narcolessia non sapeva ancora che si trattasse di un disordine neurologico. Non avrebbe potuto saperlo, perché era la prima volta che gli succedeva, e perciò pensò di essersi ad-dormentato semplicemente perché era molto stanco. Stava sul divano, intento a guardare un catalogo di arredamenti dell’Ikea, che quella mattina era stato recapitato nel palazzo a pacchi interi, ancora imballati. Tornato dalla spesa, Girolamo ne sballò uno e prese un catalogo, con l’intento di sfogliarlo mentre si beveva il caffè. Aveva bisogno di una libreria nuova. Una volta in casa caricò la moka e la mise sul fuoco, e si sedette al tavolo a passare in rassegna le belle immagini di letti, armadi, sedie e cassapanche pensati per chi come lui non aveva troppi soldi da spendere né troppo spazio. La moka sibilò, il caffè era pronto. Se ne versò una mezza tazza, perché il caffè aveva su di lui un effetto potente, e una dose eccessiva poteva facilmente dargli un senso di oppressione al petto. Lo bevve rapidamente, e poi si sedette sul divano per decidere quale libreria comprare. Ne aveva viste due, strette e alte, che facevano al caso suo. Una era di legno chiaro, almeno la versione che preferiva lui, e aveva delle assi massicce che gli comunicavano sicurezza. L’altra era laccata e più esile, di colore scuro, e sembrava adattarsi meglio all’arredamento. Seduto sul divano con il catalogo sulle gambe cominciò a valutare attentamente i pro e i contro delle due librerie, ad analizzare i vantaggi e gli svantaggi dell’una e dell’altra, finché quasi di colpo si addormentò. Dormì profondamente per poco meno di un’ora, nonostante fosse giorno pieno e avesse bevuto una mezza tazza di caffè. Fu un’esperienza singolare, perché non gli capitava mai di dormire di giorno, e per di più quando riprese conoscenza sentì che le sue tempie erano come prese da una morsa. Avvertiva un senso di ottundimento e di affaticamento che lo rendeva leggermente istupidito. Non era stato certo un sonno ristoratore. A ogni modo Girolamo, per quanto perplesso, bollò l’accaduto come un momento di stanchezza e se ne dimenticò.

Girolamo avverte l’assenza di qualche cosa, ma non saprebbe dire che cosa. È una sensazione precisa, riesce ad avvertirla distintamente, ma la causa scatenante rimane ignota. Gli viene in mente un’immagine, di lui che si trova in una competizione, una corsa, e sgomita per arrivare primo, e alla fine raggiunge il traguardo ma invece di essere felice si sente avvolto da una specie di tristezza. Come se in fondo non fosse quello che voleva veramente. Pensa: cos’è che ti fa sentire triste quando invece dovresti essere felice? Magari il motivo è che alla fine, dopo tutto lo sforzo che hai fatto, non trovi quello che pensavi di trovare. Delusione? Non è quella, tuttavia, la parola che sente più adatta. Scoramento? Sì, questa si avvicinava di più, ma non centra il cuore della questione. Tutto sembrerebbe ruotare attorno a qualcosa che non c’è più, o che avrebbe dovuto esserci e che invece non c’è mai stato; uno spazio vuoto insomma. Ma in questo spazio vuoto è come se ci fosse ancora la sagoma invisibile dell’oggetto mancante. Sì, ma cosa manca? La cosa è cominciata qualche settimana fa, quando davanti all’edicola ha deciso di fare marcia indietro e non comprare il giornale. Comprare il giornale è un’attività che Girolamo fa da anni, per poi andare a sedersi al bar a bere un caffè, o un succo di frutta. Sfoglia il quotidiano e si sofferma sulle notizie che lo colpiscono. Ma quella volta lì si sentiva completamente disinteressato. Sapeva già in anticipo che qualunque notizia gli sarebbe risultata indifferente. Anzi, sentiva che la lettura delle notizie del giorno avrebbe potuto persino esasperarlo. Ma non perché, come tutti sappiamo, i giornali sono carichi di brutte notizie, piuttosto perché avvertiva una distanza enorme dalle cose che raccontavano. Di colpo gli era sembrato, almeno per un attimo, che quel mondo lì non esistesse davvero, che quelle cose che lui leggeva non fossero successe realmente, e che tutto fosse frutto di invenzione. Un’invenzione piuttosto elaborata, ma pur sempre un’invenzione. E allora, la prima reazione che ebbe fu quella di sentirsi svuotato. Stanco, sì, come dopo un lungo viaggio.

TESTIMONIAL

Aforismi

dalla voce dell’autore
Brian Selznick

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